A partire dall'esperienza clinica, giuridica, sociale e didattica degli autori, il libro Famiglie in Tribunale affronta, in chiave multidisciplinare, alcuni dei temi più rilevanti che riguardano le famiglie coinvolte in percorsi giuridici e giudiziari. Gli autori illustrano, con un approccio teorico-pratico, teorie, metodi e interventi sul funzionamento familiare e la conflittualità di coppia, proponendo modelli di azione volti a salvaguardare i diritti e i bisogni dei figli nonché esempi di casi di studio che "danno voce" alla storia del minore e della sua famiglia nella relazione con il Tribunale. I diversi contributi di docenti universitari ed esperti del settore rappresentano uno strumento utile sia per gli studenti di discipline psicosociali e giuridiche in corso di formazione sia per i professionisti che, a vario titolo, sono chiamati a lavorare con le famiglie nell'ambito della tutela minorile al fine di promuovere insieme il migliore interesse dei minori.
Fare marketing oggi, tra la crisi economica e i ritmi incalzanti dell'innovazione, significa riuscire a trovare un giusto equilibrio tra tradizione e cambiamento, razionalità ed emotività, metodicità e creatività. Significa offrire alla clientela esperienze dove siano coniugati i vantaggi della standardizzazione (leggasi costi) con quelli della personalizzazione (leggasi qualità percepita nella customer experience), in una "quadratura del cerchio" capace di "dare di più a meno e meglio". Questa nuova edizione, ampiamente aggiornata, di Marketing in Italia propone una visione a 360° gradi del fare marketing, ribadendo i fondamentali storici, da un lato, e proponendo le più recenti impostazioni, dall'altro. Avvicina dunque teoria e pratica, specializzazione e integrazione, globalità e localismo, quantità e qualità, umanità e tecnologia, in una miscela che ci auguriamo possa dare il giusto propellente a chi si deve lanciare nell'arena della competizione con l'energia dei giovani e la saggezza degli adulti.
Il volume, qui presentato in una nuova edizione aggiornata e ampliata, affronta il tema del colloquio clinico, all’interno di un più ampio discorso sulla diagnosi e sul processo diagnostico che, nella prospettiva degli Autori, costituiscono il quadro di riferimento concettuale all’interno del quale il colloquio clinico può esprimere in modo ottimale la propria efficacia ed efficienza.
Presentazione del volume
La conduzione di un colloquio clinico è un compito complesso: attraverso l'ascolto del paziente, la formulazione di domande e alcuni interventi mirati, il clinico deve raccogliere una serie di dati e dar loro un significato all'interno della storia evolutiva del paziente, individuandone le competenze acquisite, i punti di forza e/o di debolezza, i possibili arresti o ritardi nello sviluppo di particolari aree e il funzionamento generale.
Ogni colloquio rappresenta un episodio relazionale a sé: la specificità della condizione patologica, i limiti imposti dalla personalità del paziente, le sollecitazioni che quest'ultima esercita sull'individualità del clinico condizionano i modi e i contenuti dell'interazione, le possibilità di impiego dei modelli proposti in letteratura o delle diverse "tecniche", gli stessi passaggi del ragionamento clinico.
Il volume - in questa nuova edizione aggiornata - propone una sistematizzazione approfondita di tutti questi temi, insieme a un più ampio discorso sulla diagnosi e sul processo diagnostico, che costituiscono il quadro di riferimento concettuale all'interno del quale il colloquio clinico può esprimere in modo ottimale la propria efficacia ed efficienza.
In una prospettiva "professionalizzante", numerose esemplificazioni cliniche si affiancano a un'ampia revisione della letteratura e alla descrizione dei principali sistemi diagnostici oggi in uso: dal DSM-5 al recentissimo PDM-2.
Franco Del Corno, psicologo e psicoterapeuta, è socio fondatore dell'Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica (ARP) e di ARP Studio Associato. Tra le sue numerose pubblicazioni, per i nostri tipi ha curato - con Margherita Lang - la serie dei cinque volumi Psicologia clinica.
Margherita Lang, psicologa, psicoterapeuta e psicoanalista SPI, è professore ordinario di Psicologia dinamica presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, socio fondatore dell'Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica (ARP) e di ARP Studio Associato. Tra le sue numerose pubblicazioni, per i nostri tipi ha curato - con Franco Del Corno - la serie dei cinque volumi Psicologia clinica.
Francesca Menozzi, psicologa e specializzanda in psicoterapia, collabora con ARP Studio Associato ed è socio dell'Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica (ARP).
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<tr><td align="right">Date:</td><td>Monday, February 26, 2024 at 10:08:21 PM</td></tr>
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A livello internazionale, l'atteggiamento è unanime: non possono lavorare i soggetti che non abbiano ancora raggiunto almeno i 14 anni, come stabilito dalla Convenzione ILO n.138. Non esiste però un accordo per quanto riguarda il lavoro degli adolescenti. Nei paesi ad economia avanzata prevale un approccio di tipo abolizionista, secondo cui gli unici lavori ammessi per un adolescente dovrebbero essere quelli leggeri, non retribuiti, come la partecipazione nelle faccende domestiche o nelle attività economiche della famiglia; viceversa, il lavoro svolto nel mercato del lavoro è considerato un'attività da limitare o addirittura da bandire. Tuttavia un approccio drasticamente abolizionista rischierebbe di eliminare la possibilità per un adolescente di svolgere un'attività formativa, di vivere un'occasione di socializzazione economica, di acquisire maggiore autonomia. Viceversa, l'adozione di un approccio possibilista dovrebbe prevedere le condizioni e i criteri per definire con una chiarezza la soglia di accettabilità dei lavori consentiti per legge ad un adolescente. Questo testo intende offrire un contributo in questa direzione, presentando appunto un gruppo di ricerche sulla socializzazione al lavoro e degli adolescenti.
Le parole e le espressioni che ricorrono nel dibattito sulla scuola sono un numero abbastanza modesto. Accade, tuttavia, che i medesimi termini si trovino a indicare intenti o modalità d'azione diversissimi e persino incompatibili fra loro, al punto che non sempre è agevole comprendere che cosa realmente voglia dire chi usa determinati vocaboli e locuzioni. A volte l'alone che circonda le parole sembra dominare sul loro significato reale. Inoltre, una parte consistente del lessico delle scienze dell.educazione è entrato a far parte dell'uso corrente attraverso traduzioni dalla letteratura internazionale, per lo più in inglese: nell'accomodamento linguistico, i nuovi concetti si vedono costretti entro termini che già possedevano in italiano un loro significato. Non può che derivarne un grande disorientamento. Da qui la necessità di un volume come questo, capace di sottrarre le parole essenziali della scuola - natura, educazione, istruzione, formazione, personalità, attitudine, capacità, dote, socializzazione, metodo, strategia, procedura, individualizzazione, unità didattica, sostegno, programma, programmazione, esperimento, valutazione, verifica, orientamento, qualità, prova, test, insegnanti, aggiornamento - alla riduzione al senso comune e di affermare finalmente il loro significato specifico.
In quest'opera, rimasta per lungo tempo inedita e ora per la prima volta pubblicata in questa edizione, Maria Montessori mostra come sia possibile organizzare per i bambini un contesto d'apprendimento in grado di introdurli e guidarli in maniera affascinante e vivace all'analisi grammaticale. La studiosa parte dalla considerazione che il bambino già possieda una propria grammatica "implicita", acquisita spontaneamente nel corso dello sviluppo linguistico, e che vada pertanto guidato lungo un processo di scoperta consapevole degli elementi strutturali e funzionali del linguaggio che egli già utilizza, offrendogli i mezzi perché possa realizzare il proprio processo di autoapprendimento. È sua convinzione che tale scoperta debba passare attraverso l'azione e il movimento, attraverso il coinvolgimento degli organi vocali, della vista e del tatto. La "Psicogrammatica" è pertanto costruita sulla diretta e insostituibile attività del bambino, è basata su un esercizio essenzialmente legato all'azione, agli oggetti, alla sperimentazione, portando all'attenzione dell'alunno un campo di esperienze vivace e attraente attraverso il quale egli acquista consapevolezza delle regole alla base della propria lingua.
Psicologia clinica è uno strumento di consultazione che offre a chi si accosta per la prima volta ai diversi temi della diagnosi, dei trattamenti, della ricerca, le nozioni di carattere generale, presentate attraverso una revisione della letteratura internazionale, dai testi fondamentali o storici fino ai lavori più recenti.
Allo stesso tempo, grazie all'introduzione di lavori dal respiro più ampio, che stimolano il giudizio e la riflessione critica, Psicologia clinica offre anche al professionista esperto un'occasione di confronto con le opinioni, le interpretazioni, i metodi di lavoro di alcuni fra gli autori più rappresentativi per ciascun argomento. L'articolazione in cinque volumi è stata concepita in modo che ciascuno di essi mantenesse una propria autonomia e potesse essere consultato indipendentemente dagli altri, anche se la concezione unitaria dell'opera consente, su molti temi, la possibilità di una lettura "trasversale", per acquisire informazioni più estese ed approfondite.
I contributi che compongono questo volume sono la descrizione di alcuni momenti specifici che caratterizzano la relazione fra psicologo clinico e paziente: primo approccio, presa in carico, formulazione e comunicazione della diagnosi. Oltre all'inquadramento storico e alla revisione della letteratura più recente, i capitoli illustrano, anche attraverso l'esempio di una numerosa casistica, il particolare assetto cognitivo-emotivo richiesto da questa relazione.
Indice
PSICOLOGO CLINICO E PAZIENTE
1. La relazione tra psicologo clinico e paziente, di M. Lang
Chi si rivolge allo psicologo clinico?
«La persona che ho di fronte ha effettivamente bisogno di me?»
Il "problema" del paziente
II riconoscimento della sofferenza
La richiesta di aiuto
L'accessibilità del clinico
Gli strumenti dello psicologo clinico
Gli errori del clinico
1. L'errore del clinico è un errore cognitivo o emotivo?
Alcune riflessioni metodologiche
2. II processo diagnostico, di L. Balestri, S. Orefice, A. Pandolfi
Dal concetto tradizionale di diagnosi al processo diagnostico
L'effetto della diagnosi nosografica sul paziente
Dalla diagnosi nosografica alla "diagnosi funzionale"
Il processo diagnostico
Caratteristiche del processo diagnostico
L'alleanza di lavoro nel processo diagnostico
Ostacoli all'alleanza diagnostica
L'uso di strumenti diversi nel corso del processo diagnostico
La collaborazione tra clinici diversi
La "sintesi"
II COLLOQUIO CLINICO
1. Evoluzione storica del colloquio clinico, di M. Lang
Gli anni '40
L'evoluzione dei modelli di disturbo psichico
La relazione tra diagnosi e trattamento
II modello di colloquio non psichiatrico
Gli anni '50-'60
Dalla fine degli anni '60 ai primi anni '90
Gli anni '90
La relazione tra diagnosi e trattamento
Al di là dei modelli: il colloquio clinico di consultazione. L'attenzione al modello del paziente
2. La sfiducia e la diffidenza. Un criterio formativo al primo colloquio, di M. Lang e S. Orefice
La specificità del primo colloquio
Il primo colloquio come esame obiettivo
Psicologizzazione precoce e ritualizzazione
La sfiducia e la diffidenza
La possibilità di non capire
3. II primo colloquio, di J. Sommers-Flanagan e R. Sommers-Flanagan
Tipi di domande
Vantaggi e svantaggi delle domande
Indicazioni pratiche per l'uso delle domande
Obiettivi del primo colloquio
Identificazione, valutazione ed approfondimento del problema più rilevante per il paziente
Raccolta di informazioni sull'ambiente di vita e la storia personale del paziente
Valutazione dello "stile" relazionale
Situazione attuale
Identificazione degli obiettivi e verifica dei cambiamenti
Fattori che influiscono sulle modalità del primo colloquio
Questionari
Contesto istituzionale
Orientamento teorico
Formazione e affiliazione professionale
FORMULAZIONE E COMUNICAZIONE
DELLA DIAGNOSI
1. Integrazione degli elementi diagnostici e loro comunicazione, di D. Luzzati
Test e colloquio
Comunicazione della diagnosi
Integrazione fra professionisti
Comunicazione della diagnosi al paziente
2. La restituzione della psicodiagnosi, di L. Balestri, S. Orefice e A. Pandolfi
La cosiddetta "restituzione"
La restituzione del paziente
Diversi tipi di restituzione
L'alleanza nella restituzione
Alcuni esempi clinici
3. Diagnosi e test nel rapporto con il paziente: la restituzione, di R. Canestrari e A. Godino
Proprietà e limiti generali dei test psicologici
Criteri e finalità della comunicazione dei risultati
La restituzione come parte della diagnosi e della terapia
I social media sono giunti alla soglia della maturità. Nei primi vent'anni di storia il loro numero è aumentato, i modelli comunicativi sono cambiati e sono nati nuovi assetti economici. I social media oggi sono naturalizzati e vengono percepiti come un aspetto scontato dell'esperienza quotidiana e della cultura. Per quasi tre miliardi di persone nel mondo. Attraverso varie piattaforme comunicano: persone comuni, istituzioni, associazioni, imprese. Il loro raggio di azione non è più limitato alle relazioni interpersonali (pubbliche o private), ma arriva a toccare processi sociali importanti, come la rappresentazione della realtà, la circolazione delle informazioni o la comunicazione tra generazioni. Il volume si propone di contribuire alla comprensione dei social media alla soglia della maturità, descrivendone nella prima parte vent'anni di storia, con particolare attenzione all'evoluzione tecnologica, comunicativa e culturale. La ricostruzione storica comprende anche un confronto tra le diverse fasi di studio e i loro intrecci con i discorsi sociali e mediali. La seconda parte è dedicata a tre snodi del dibattito: la rappresentazione della realtà - i social media sono ormai uno strumento importante di diffusione di racconti (veri e falsi), ma sono anche il luogo in cui le narrazioni si costruiscono collettivamente nelle conversazioni tra utenti; la relazione tra ciò che è privato e ciò che è pubblico - i social media ne rimettono in gioco la definizione stessa, insieme a quella delle forme di controllo dei confini della nostra privacy; l'uso intergenerazionale - i social media non possono più essere, parafrasando il titolo di un film, un paese per giovani, piuttosto un ambiente multigenerazionale. Contribuiscono alla formazione delle generazioni più giovani e vengono interpretati e usati in modo diverso dai meno giovani, che vi applicano i modelli di comunicazione a loro più familiari. Muovendosi dalla storia all'attualità, dal quadro d'insieme all'approfondimento, il volume vuole raccontare una fase di sviluppo dei social media in cui, non più novità, sono divenuti parte della cultura di chi li usa.
Questo libro propone una riflessione sull'integrazione di due principali modelli psicoterapeutici: il modello sistemico-relazionale di stampo familiarista e il modello basato sulla mentalizzazione. Grazie alla ricerca è stato possibile non solo approdare a modelli di psicoterapia di tipo evidence-based con conseguente miglioramento degli esiti dei trattamenti, ma anche delineare modelli dinamici integrati che hanno permesso il superamento dei limiti legati ai singoli approcci. Gli autori mostrano come un modello integrato sistemico basato sulla mentalizzazione possa agevolare il lavoro clinico con le famiglie. Queste analisi teorico-empiriche si concretizzano in uno specifico trattamento breve e manualizzato per le famiglie che fonda le sue radici in modelli già esistenti e sposa il concetto di funzione riflessiva del classico trattamento basato sulla mentalizzazione, i princìpi del filone delle relazioni oggettuali e l'ethos sistemico. Nell'ambito sistemico, tale approccio appare molto vicino sia ai progetti Minuchiani che alla filosofia dell'etica della comunicazione ed ha come obiettivo principale l'incremento della capacità di mentalizzazione intesa come la capacità di attuare un processo di pensiero riflessivo sulle determinate esperienze esistenziali da parte di tutti i membri della famiglia. Una visione olistica-globale ed integrata dell'uomo, sostengono gli autori, non può che indurre ad adottare un modello sistemico-evolutivo basato su un approccio biopsicosociale che, a sua volta, ingloba la scienza dell'epigenetica e le neuroscienze, al fine più grande di donare un senso alla filogenesi e all'ontogenesi dell'uomo.
La psicologia dell'emergenza è divenuta negli anni recenti area di studi e di ricerca tra le più rilevanti in tutto il panorama delle discipline psicologiche e psichiatriche, oltre che campo di applicazioni, di interventi, di notevole impatto clinico e assistenziale. Nella sua ricchezza di connessioni culturali e riflessioni teorico-cliniche, il volume offre al lettore un modello del destino di un evento catastrofico come esito di un processo di significazione individuale (ossia del processo che porta alla possibilità di attribuire un senso e un valore all'evento nell'ambito della propria storia di vita e delle proprie risorse individuali) e di resilience ed elaborazione, senza per questo trascurare le caratteristiche potenzialmente traumatogene legate all'evento stesso. L'intreccio tra argomenti prettamente teorici e approfondimenti sull'assessment e sulle tecniche e i modelli di intervento, oltre che sancire il legame dinamico tra aspetti scientifici e operatività in ambito clinico, fornisce consistenti strumenti di lavoro e rende questo manuale capace di fornire una visione integrata e multidisciplinare delle problematiche connesse alla psicologia delle emergenze. Tale saggio è un utile strumento per i ricercatori, i professionisti della salute mentale, studenti e chiunque altro desideri approcciarsi alle questioni inerenti i nuovi contesti della psicologia dell'emergenza.